La dea della vendetta. Racconto A1 “Contest All’ultimo minuto”

All’ultimo minuto è il contest di scrittura a tempo del Garfagnana in giallo. La prima edizione ha visto numerosi autori sfidarsi partendo dall’incipit di Alice Basso. In vista della premiazione del Garfagnana in Giallo 2022, che si terrà a metà luglio, pubblichiamo i racconti per la lettura e la valutazione da parte dei lettori e dei giurati. Il bando lo potete trovare qui  www.garfagnanaingiallo.it Scadenza 15 giugno 2022

La dea della vendetta

Non era affatto una notte buia e tempestosa. Magari lo fosse stata. Una di quelle belle nottate di tormenta, in cui il vento ulula e la pioggia sferza i vetri, e qualsiasi impresa tu intraprenda si ammanta di dramma e di pathos.

Quanto gli/le sarebbe piaciuto, avere un po’ di supporto scenografico da parte di Madre Natura. Così, tanto per aiutare la motivazione, per rendere ancora più epico e memorabile ciò che lui/lei era in procinto di fare.

Invece: niente. Aria ferma. Calma piatta. Nessun cenno di empatia da parte del cosmo.

Si rimboccò le maniche. Non importava che l’universo sembrasse imperturbato e indifferente: lui/lei aveva da fare una cosa di capitale importanza. Una cosa che gli/le avrebbe cambiato la vita.

Guardò nel borsone per l’ennesima volta e si accorse di aver dimenticato la cosa più importante. Tornò in garage e frugò all’interno di un paio di scatoloni. Eccolo, era lì. Ora poteva partire. Uscì dal vialetto e imboccò la Statale. La serata era limpida e resa luminosa dalla luna piena, tanto che si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno dei fari. Arrivò a destinazione in meno di un’ora e cercò una piazzola lontana dal luogo in cui era diretta. Uscì dall’auto controllando non vi fosse nessuno nelle vicinanze e prese a spogliarsi. Gli abiti che aveva scelto erano perfetti. – Vedrà, farà un figurone alla festa – gli disse il commesso dei Grandi Magazzini.

Cominciò dalla biancheria intima, una mutandina in pizzo color carne di pregevole fattura. Passò poi alla veste, una tunica di lino bianca che lasciava scoperte schiena e braccia e a scendere dalle spalle, sul davanti, uno spacco a V fino all’altezza dell’ombelico metteva in mostra un generoso decolté. Raccolta poi in cintura da una fascia color avorio terminava sul davanti ben sopra le ginocchia mentre dietro una coda più lunga le faceva quasi da strascico. Ultimo tassello, un paio di sandali legati da un intreccio di cordoncini che arrivavano fin sul polpaccio. Niente tacchi, non ne aveva bisogno dall’alto del suo metro e settantacinque.

Arrivò all’ingresso della villa e dopo aver mostrato l’invito, seguita da sguardi di ammirazione, entrò nel salone. La festa era già cominciata e la pista da ballo traboccava di persone, tutte in costume. C’era Batman, Indiana Jones, Toro Seduto e pure Heidi. Lì non conosceva nessuno ma nel giro di pochi minuti attirò l’attenzione di molti uomini che iniziarono a corteggiarla, ma il suo interesse era tutto rivolto alla ricerca di una persona quando una voce alle spalle le chiese. “Bellissimo costume. Le va di raccontarmi che figura rappresenta seduti davanti a un drink?” Lei si girò, sorrise e guardando l’uomo rispose. “Perché no. Come si può dir di no a James Bond.”

L’uomo la condusse a un tavolino e ordinò due Martini, in perfetto stile 007. Poi le si avvicinò e passandole un braccio sulle spalle le sussurrò all’orecchio. “Senti perché non cerchiamo un posto più tranquillo? Così mi racconti cosa rappresenta il tuo costume.”

La donna estrasse dalla fondina che teneva in cintura il piccolo spadino e colpì più volte l’uomo con violenza allo stomaco, al petto e al basso ventre fino a rendere in pochi secondi la camicia bianca e lo smoking zuppi di sangue. Dai tavoli vicini si alzarono tutti urlando e scappando verso l’uscita. Vi fu un parapiglia generale e nel giro di pochi minuti cinque agenti entrarono armati nel locale già vuoto e pistole puntate intimarono alla donna di gettare a terra il lungo pugnale e arrendersi.

La donna, in piedi davanti all’uomo stravaccato sulla poltrona e ormai morto dissanguato, lasciò cadere lo spadino e prima di girarsi e allungare i polsi verso i poliziotti perché l’ammanettassero, sputò in faccia al cadavere.

La stanza era piccola e male illuminata. Un tavolo al centro separava due sedie poste ai lati e un grande specchio era alle spalle di una di esse. Una era già occupata dalla donna con la veste di lino bianca macchiata ora da vistose chiazze di sangue. La porta si aprì ed entrarono due uomini. Una volta richiusa il più alto si accomodò nella sedia libera di fronte e l’altro, quello con gli occhiali, rimase alle spalle della donna. Lei non fece una piega rimanendo immobile a sedere. Aveva lo sguardo fisso in un punto della stanza e un sorriso appena accennato. Pareva serena.

“Allora signorina…” cominciò l’uomo seduto “…lei ha appena ucciso una persona. Ci vuole dire qualcosa sul perché l’ha fatto?”

La donna rimase in silenzio continuando a sorridere.

“Beh, io credo di sapere perché lo ha fatto. Quell’uomo è uscito ieri di prigione dopo una detenzione durata quattordici mesi. Mi vuole dire lei per quale reato era stato condannato?”

La donna rimase in silenzio continuando a sorridere.

“La pena gli era stata inflitta per aver ucciso la moglie tre anni fa. Proprio nella sala da ballo dove lei stasera ha compiuto il suo delitto. Ci vuole dire lei chi era la moglie?”

La donna rimase in silenzio continuando a sorridere.

“E sa perché la uccisa? Perché era stato lasciato e perché quella sera era in compagnia del nuovo compagno.”

La donna rimase in silenzio continuando a sorridere.

“INSOMMA PUO’ ANCHE PARLARE. SI SFOGHI, LO DICA CHE QUELLA DONNA ERA SUA SORELLA.” Urlò l’uomo nel raccogliere le carte che aveva sparso sul tavolo durante l’interrogatorio. Poi si alzò, chiamò l’agente che era di guardia fuori dalla porta e fece cenno di portar via la ragazza.

“Scusami, lo devo mettere a verbale. Era in corso una festa in maschera alla villa non è vero?” Chiese l’uomo più alto.

“Certo. Si svolge tutti gli anni.” Rispose quello con gli occhiali.

“Senti, così per curiosità. Che costume indossava la ragazza?”

La donna, già sulla porta scortata dall’agente e con le manette ai polsi si girò verso l’uomo più alto e disse.

“Sono la Nemesi, la Dea della vendetta e della giustizia.”

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